Gli allevamenti sono sostenibili,

la lettera del professor Giuseppe Pulina al ministro Roberto Cingolani

09/03/2021

Le recenti dichiarazioni del ministro per la Transizione ecologica, Roberto Cingolani, sulla sostenibilità degli allevamenti hanno scatenato un vivace dibattito sfociato in una lettera aperta del professor Giuseppe Pulina, presidente di Carni Sostenibili, docente di Zootecnica speciale all’università di Sassari e collaboratore di ARAER, che volentieri pubblichiamo. Al documento è stato riservato un giusto spazio negli organi di stampa nazionale a iniziare dal Sole 24 Ore e nelle ore successive alla pubblicazione il ministro Cingolani si è messo in contatto con il professor Pulina convenendo sulla necessità di un confronto tra le parti su basi scientifiche. L’auspicio è che il confronto avvenga in tempi brevi.

Egregio Ministro, prof. Roberto Cingolani,

il compito che Le è stato assegnato è di centrale importanza per il nostro Paese, specialmente in questo periodo storico: traghettare l’Italia verso uno sviluppo sostenibile che sappia conciliare tutela dell’ambiente e produttività.

Da molti anni il settore delle carni e dei salumi in Italia, che l’associazione no-profit Carni Sostenibili riunisce con lo scopo di sviluppare un dibattito basato su evidenze scientifiche e su documenti ufficiali di istituzioni governative intorno al comparto, si è dato un obiettivo simile: produrre cibo sufficiente, accessibile e di alta qualità per soddisfare la domanda crescente a livello mondiale, impattando sempre meno sull’ambiente.

Sappiamo che la strada verso una completa sostenibilità delle attività umane, fra cui la produzione della carne, è un percorso lungo, una transizione appunto, e in questo cammino l’auspicio è che il nostro comparto, sempre più un modello di riferimento per il resto del mondo, diventi parte della soluzione e non solo un problema da liquidare sbrigativamente. A questo proposito, vorremmo condividere con Lei i “veri” numeri del comparto zootecnico italiano, consci che dietro a ogni dato c’è il lavoro di professionisti, scienziati, agricoltori, allevatori, agronomi, veterinari, che quotidianamente trasformano ricerca e innovazione in buone pratiche a tutela delle persone, degli animali e dell’ambiente.

Quanto inquina la produzione di carne in Italia? Sempre meno, e l’affermazione è ancora più vera se confrontiamo le attività messe in campo dal nostro Paese con quelle del resto del mondo.

Grazie alla continua ricerca di efficienza attraverso l’utilizzo di nuove tecnologie applicate all’intera filiera, infatti, l’Italia si è dimostrata un Paese estremamente virtuoso: dal 1970 ad oggi ha quasi dimezzato le emissioni del principale gas serrigeno, il metano, per produrre un chilo di proteine animali, passando da 28 Kg di CO2 equivalente a 12 kg (elaborazione su Serie Storiche ISTAT e Coderoni ed Espositi, 2013, Franco Angeli). Inoltre, la FAO stima l’incidenza delle emissioni riferite a tutta la zootecnia (carne, latte e uova) al 14,5% su scala globale e l’ISPRA al 5,2% per l’Italia. Il settore carni, escludendo latte e uova, si colloca così sotto il 10% nel primo caso e sotto il 4% nel secondo.

Allo stesso modo oggi in Italia siamo in grado di usare per la produzione di carne il 25% d’acqua in meno rispetto alla media mondiale. Nel nostro Paese, in un allevamento efficiente i consumi idrici per un chilogrammo di carne bovina si attestano sui 790 litri. A livello complessivo l’intero settore delle carni (bovino, avicolo e suino) impiega per l’80-90% risorse idriche che fanno parte del naturale ciclo dell’acqua e che sono restituite all’ambiente come l’acqua piovana, mentre solo il 10-20% dell’acqua necessaria per produrre 1 kg di carne viene effettivamente consumata.

Il tema dell’antimicrobico-resistenza, poi, è centrale per il nostro settore, cosciente del fatto che necessitano anni di studi affinché la sempre più rapida e continua assunzione di responsabilità del comparto zootecnico possa essere oggettivamente evidenziata. Di conseguenza, in base agli ultimi dati Ue (EMA /ESVAC 2020), che registrano un calo storico delle vendite di antibiotici in Italia del 42% dal 2010 al 2018, possiamo ragionevolmente affermare che l’uso di queste sostanze nelle filiere zootecniche sia oggi ulteriormente e proporzionalmente diminuito, pur non possedendo ancora i dati ufficiali.

E per quanto riguarda l’occupazione? In Italia il settore delle produzioni zootecniche (carne, latte e uova) occupa complessivamente 250.000 persone, è costituito da 270.000 aziende agricole e di trasformazione e genera un fatturato per il nostro Paese di 40 miliardi di euro. Se invece consideriamo il solo settore delle carni (bovine, suine e avicole), gli occupati nell’intera filiera sono circa 180.000, con un fatturato generato di 30 miliardi di euro (10 miliardi alla produzione e 20 miliardi nella industria di trasformazione).

In ultimo, una doverosa riflessione sul consumo di carne in Italia.  La tradizione alimentare del nostro Paese, che ha fondato il modello della Dieta Mediterranea, esempio di misura e salubrità in tutto il mondo, prevede che il consumo di carne sia fra i più bassi in Europa e assolutamente in linea con le raccomandazioni dell’OMS. Infatti, iI “consumo reale” pro-capite di carni, che prende in considerazione tutta la carne consumata, indipendentemente dalle modalità̀ di assunzione (cruda, cotta, trasformata in salumi, presente in preparazioni alimentari miste, inscatolata ecc.) e dai luoghi dove si sceglie di consumarla (casa, ristoranti, fast food, mense, bancarelle ecc.), corrisponde a 36,8 kg all’anno, dato ben diverso da quello “apparente” che comprende anche le parti non edibili dell’animale come ossa, grasso e cartilagini. Con riferimento alla sola carne bovina, il consumo reale in Italia è 9 kg pro-capite all’anno, corrispondenti a meno di 25 grammi al giorno per persona. Una quantità ben al di sotto delle raccomandazioni dell’OMS che fissano a 100 grammi il limite minimo oltre il quale il consumo giornaliero di carne rossa inizia a generare rischi per la salute umana.

Speriamo che l’intenzione di mettere in fila i numeri e le più recenti ricerche sul settore possano rappresentare un contributo concreto al Suo lavoro. Il messaggio che vorremmo condividere con Lei è la crescente attenzione del settore italiano degli allevatori e dei trasformatori delle carni ai temi della transizione green, perché lavorare per restituire un sistema sempre più sostenibile è l’obiettivo che da anni ci siamo prefissati. Oggi la pandemia ci ha richiesto uno sforzo ancora maggiore nell’assicurare cibo sicuro e disponibile a tutti, mentre a livello europeo siamo impegnati in una sfida che definirà i capisaldi della strategia sull’intero settore nel prossimo decennio. Ecco che in questo contesto così delicato per il settore italiano delle carni è sempre più essenziale contribuire alla diffusione e alla condivisione di informazioni scientificamente corrette.

 

 

Roma, 5 marzo 2021
Prof. Giuseppe Pulina
Presidente Associazione Carni Sostenibili