Luca
Panichi guiderà per i prossimi tre anni l’Associazione nazionale
allevatori bovini italiani da carne (Anabic). L’elezione alla presidenza
è avvenuta nei giorni scorsi da parte dei soci in base a quanto
previsto dall’introduzione della Legge 52 che definisce Anabic come
associazione di primo grado.
Cinque
le razze rappresentate da Anabic: Romagnola, Marchigiana, Chianina,
Maremmana e Podolica, per un totale di 160mila capi allevati in più di
5mila aziende situate in gran parte nelle regioni del Centro e del Sud
Italia.
“Tra le
novità introdotte dalla Legge 52 – dichiara Panichi – ce n’è una molto
importante e riguarda il rapporto diretto con i soci che ritengo debba
essere incentivato. A questo proposito l’assemblea ha opportunamente
ampliato da 7 a 9 i componenti del Consiglio direttivo individuandone
uno per ognuna delle 9 regioni dove vengono allevati la maggior parte
dei capi di bestiame delle cinque razze che Anabic rappresenta. Si
tratta di Campania, Basilicata, Abruzzo, Calabria, Marche, Lazio,
Umbria, Toscana ed Emilia Romagna. Questo ci permetterà di avere dei
punti di riferimento più diretti per registrare rapidamente le diverse
esigenze territoriali”.
Valorizzare la professionalità degli allevatori e della carne che
producono rispondendo alle richieste di un consumatore sempre più
consapevole. Sono questi gli obiettivi che Panichi intende centrare nel
triennio che lo vedrà alla presidenza di Anabic.
“Il
mantenimento di un patrimonio zootecnico così importante come quello che
rappresentiamo – puntualizza – passa necessariamente dalla costante
valorizzazione di tutto quello che lo costituisce. In quest’ottica le
richieste che arrivano dal mercato non devono essere sottovalutate,
perché se fino a qualche tempo fa il consumatore chiedeva una qualità
garantita, tracciata, sicura, oggi a tutto questo aggiunge un’altra
domanda: come viene allevato quell’animale da cui deriva la carne che
acquisto e porto sulla mia tavola? Noi siamo assolutamente in grado di
fornire risposte concrete, vere e convincenti. Nel 70% dei casi i nostri
bovini vivono allo stato brado, con una percentuale del 50% per quanto
riguarda le vacche nutrici. Se già questo può garantire condizioni di
maggior benessere, non dimentichiamo l’importante ruolo di presidio del
territorio svolto dall’allevatore. Ma è soprattutto sul processo legato
al miglioramento genetico del bestiame che possiamo individuare lo
strumento più idoneo per ottenere un prodotto di eccellenza, quel
miglioramento che ci permette di avere animali più sani, maggiormente in
grado di registrare un’ottima efficienza energetica e una minore
emissione di metano, rispondendo in questo modo ai criteri di
sostenibilità ambientale ed economica a cui la nuova Pac farà grande
riferimento. Durante il lockdown
della scorsa primavera – continua Panichi – non abbiamo registrato un
calo nei consumi delle nostre carni. Questo vuol dire che davanti a dati
oggettivi inconfutabili, il consumatore è disposto a spendere un po’ di
più perché non solo sa di acquistare un prodotto migliore, ma crede alle
informazioni che forniamo. Quindi, se è vero che da una parte il mondo
dei vegani è in crescita, è altrettanto vero che la consapevolezza degli
onnivori aumenta di pari passo”. Per il presidente di Anabic le
politiche di valorizzazione e promozione delle cinque razze
rappresentate dall’associazione che presiede devono essere sempre più
mirate e strategiche. “È quello che stiamo facendo soprattutto per la
Romagnola – conclude – una razza dalle
eccellenti qualità organolettiche per la quale stiamo cercando di
instaurare un percorso di valorizzazione molto incisivo che la premi
definitivamente come merita. Mi piace ricordare, senza falsa modestia,
che noi alleviamo una quantità infinita di qualità oggettive e
soggettive che sono in quel prodotto che si chiama carne. E in questo
pensiero credo si racchiuda tutta la passione e l’abnegazione del nostro
lavoro”.
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