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Genomica e promozione
rilanceranno la carne bovina di razza
Romagnola
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11/06/19 |
Si è svolto venerdì 7
giugno,
a Riolo Terme, provincia di Ravenna,
il
convegno organizzato da Araer in collaborazione con Anabic dedicato al
rilancio della carne bovina di razza Romagnola. Il titolo dell’evento
era: “La verità scientifica e il futuro della selezione”, e ha visto la
partecipazione di Sebastiana Failla, ricercatrice del Crea, Andrea
Quaglia, Responsabile Libro genealogico di Anabic e Luca Panichi, che di
Anabic è presidente. Moderatrice dei lavori Laura Cenni, allevatrice di
bovini di razza Romagnola e ispiratrice delle prove di laboratorio
effettuate di recente da Sebastiana Failla su un campione
rappresentativo di tagli di Romagnola, a cui è stata riconosciuta
un’impronta genetica speciale, particolare, che la rende unica.
Da sinistra: Sebastiana Failla, Luca
Panichi, Andrea Quaglia, Laura Cenni
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Un tratto distintivo illustrato dalla
ricercatrice del Crea scaturito proprio dai risultati della recente
analisi, da cui sono emerse caratteristiche organolettiche che nulla
hanno da invidiare a razze più blasonate come la Chianina o la
Maremmana, peraltro inserite all’interno del Consorzio del Vitellone
Bianco dell’Appennino Centrale che applica per tutte lo stesso
Disciplinare di produzione.
Il pubblico
che ha partecipato al convegno
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Eppure la Romagnola non gode della notorietà
della Chianina, le sue consistenze dal 1988 a oggi si sono ridotte con
gli allevamenti che da 1.553 sono passati a 356, il numero di capi da
16.818 si è ridotto a 11.724, quello delle vacche è passato da 8.571 a
6.371 e le quotazioni commerciali non superano mediamente i 5euro/kg a
fronte dei 7euro/kg della Chianina. Le motivazioni alla base di questa
situazione sono molteplici, a iniziare da una scarsa attività di
promozione commerciale passando inevitabilmente dal ricambio
generazionale all’interno delle aziende che allevano la Romagnola, alle
consistenze limitate e allo scarso utilizzo della fecondazione
artificiale. “È indubbio che si debbano apportare dei correttivi a
questo trend – ha affermato Laura Cenni, allevatrice di Romagnola e
moderatrice del convegno – ma io sono fiduciosa e convinta che
riusciremo a invertire la rotta in vista di un deciso miglioramento,
soprattutto in termini di redditività aziendale”.
“Posto che è fondamentale mantenere e
auspicabilmente aumentare il numero di vacche per evitare che della
Romagnola si parli in futuro solo di conservazione e non di selezione –
ha affermato nel suo intervento Andrea Quaglia, Responsabile del Libro
genealogico di Anabic – oggi per il rilancio di questa razza un grande
aiuto può arrivare dalla genomica, grazie alla quale, con un’unica
analisi, possiamo ottenere un elevato numero di informazioni che, in una
razza come la Romagnola in cui è presente un considerevole numero di
tori destinati alla fecondazione naturale, possono fornire importanti
informazioni iniziali sul valore genetico del riproduttore, stimato
direttamente mediante le caratteristiche del suo Dna. Informazioni che
possono essere rafforzate e/o verificate attraverso la raccolta dei dati
appartenenti ai figli. Per la Romagnola Anabic ha avviato un Piano di
accoppiamenti programmati dalla metà del 2017. Da allora ha verificato
4.500 vacche selezionandone 450 in 48 allevamenti. Alla fine dello
scorso mese di aprile i soggetti nati all’interno di questo progetto
erano 310 di cui 188 maschi e 122 femmine; mentre alla data del 31
dicembre 2018 i vitelli ispezionati per il nostro Centro genetico sono
stati 164: dopo averne scelti 106 solo 76 sono stati quelli inseriti e
alla fine 41 quelli approvati”.
Andrea
Quaglia durante il suo intervento
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Luca Panichi,
presidente di Anabic
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“Il forte legame della
razza al territorio, la qualità della carne insieme al risanamento delle
anomalie genetiche – sono state le riflessioni conclusive di Luca
Panichi, presidente di Anabic – rappresentano solo alcuni dei punti di
forza della Romagnola che per il suo rilancio può sfruttare le grandi
opportunità offerte dal nostro Centro genetico
e dalla genomica, ma anche dai
programmi di accoppiamento e dai Psrn (Piani di sviluppo
rurale
nazionale,
ndr).
Gli obiettivi che dobbiamo perseguire
sono ambiziosi ma raggiungibili, anche perché le caratteristiche della
Romagnola e il suo metodo di allevamento rispondono a una richiesta
sempre più pressante che arriva dal mercato. Per quello che ci riguarda,
come allevatori, dobbiamo riuscire a fare
veramente squadra per raggiungere
questi obiettivi e ottenere quel riconoscimento commerciale che la
Romagnola merita. Mi piace portare un esempio che mi sembra molto
eloquente. L’attuale sindaco di Venezia ha recentemente acquistato in
Umbria un allevamento di bovini di razza Chianina riuscendo a vendere la
carne prodotta in Giappone a non meno di 40 euro/kg. La Romagnola, oggi,
arriva nelle mense scolastiche di Roma e non viene pagata oltre i
5,40euro/kg. Una riflessione è evidentemente doverosa”.
Uno splendido
toro di razza Romagnola sfila durante una mostra
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