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Fieravicola, a Forlì si è
ritrovato
il meglio dell’avicoltura
italiana
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11/4/2017 |
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Un comparto che complessivamente vale poco meno di
6 miliardi di euro, in cui l’innovazione tecnologica e di prodotto sono
in crescita costante.
Parliamo dell’avicoltura italiana, uno dei fiori
all’occhiello della zootecnia nazionale.
E l’avicoltura è stata protagonista a Forlì, dal 5
al 7 aprile 2017, in occasione di Fieravicola, il Salone internazionale
dell’avicoltura, giunta alla sua 50ma edizione.
Benessere animale, sicurezza alimentare, rapporto
con il consumatore, internazionalizzazione sono i temi che hanno
caratterizzato gli incontri e i dibattiti organizzati nel corso della
manifestazione.
Nonostante il settore abbia sofferto meno di altri,
il 2016 ha comunque registrato un rallentamento dei consumi e gli
operatori avvertono la necessità di recuperare terreno ma anche di dare
più valore al prodotto. Ripartire dal consumatore è quindi più di
un’esigenza, soprattutto in un mercato, come quello italiano, che alla
spesa alimentare destina addirittura il 14,3% del proprio reddito, una
percentuale ben più alta rispetto agli altri Paesi europei.
Da un punto di vista sanitario il settore avicolo
italiano gode di buona salute.
Il convegno organizzato nei giorni di Fieravicola
dalla Sipa (Società italiana di patologia aviare) ne ha illustrato gli
aspetti salienti e alla presenza dei numerosi veterinari che ne fanno
parte è stato tracciato il quadro della situazione.
Prevenzione prima di tutto e quindi, in vista di un
possibile ritorno nel prossimo inverno del virus dell’influenza aviare,
sono già stati innalzati i livelli di biosicurezza negli allevamenti
dove comunque la situazione sanitaria è decisamente tranquilla. Altra
buona notizia l’ulteriore flessione delle positività alle Salmonelle
registrato negli allevamenti di galline ovaiole “a dimostrazione – ha
sottolineato Antonio Camarda, docente presso l’Università di Bari – che
il Piano nazionale di monitoraggio e controllo sta funzionando molto
bene”. Unico neo i casi di influenza aviare, che nei primi mesi di
quest’anno ha colpito alcuni allevamenti, in maggioranza di tacchini,
nel nord della Penisola. Gli isolamenti condotti dai laboratori di
diagnostica hanno confermato che all’origine di questi focolai c’è stato
un eterogeneo gruppo di virus influenzali del sottotipo H5 ad alta
patogenicità, ampiamente circolanti nella popolazione selvatica.
Innalzati i livelli di biosicurezza negli allevamenti, non si può
sottovalutare il grande merito dei veterinari di campo che hanno saputo
segnalare tempestivamente i casi sospetti ai colleghi del Servizio
veterinario nazionale.
Riguardo le prospettive del settore avicolo
italiano, pur venendo come si diceva prima da un periodo di contrazione
dei consumi, gli indicatori inducono a un cauto ottimismo. Guardando
soprattutto ai Paesi che affacciano sul Mediterraneo, dove si registra
un costante aumento della domanda di carne di pollo come in Marocco,
Algeria, Egitto, Tunisia e dove il nostro know how potrebbe trovare ampi
margini di espansione.
A breve poi, una volta ottenute tutte le
approvazioni da Bruxelles, dovrebbe diventare operativo l’Sqn uova
(Sistema qualità nazionale), un marchio volto alla valorizzazione della
produzione italiana il cui iter, avviato sulla spinta di Assoavi
(Associazione uovo italiano) è partito 3 anni fa. Ottenuta
l’approvazione dal ministero per le Politiche agricole, l’Sqn uova
attende la definitiva approvazione di Bruxelles e secondo le ultime
indicazioni nell’arco dei prossimi tre mesi dovrebbe ottenere il
definitivo semaforo verde.
Oggi il comparto avicolo italiano, relativamente
alla produzione di carni, produce qualcosa come 1.366.268.000 tonnellate
in aumento del 5% sulla produzione raggiunta nel 2015. Il fatturato
dell’industria è pari a 3,5 miliardi di euro, che rappresenta il 3,5%
del totale dell’industria alimentare italiana (fonte Inea). Riguardo la
produzione di uova, il 2016 ha registrato un quantitativo totale di
810mila tonnellate di prodotto, pari a 13 miliardi di uova per un valore
di poco meno di 1 miliardo di euro per la sola parte agricola, mentre il
fatturato delle vendite per lavorazione e trasformazione del prodotto
finito aggiunge altri 1,5 miliardi di euro di volume di affari del
comparto. Il consumo nazionale di uova è di 13,4kg/procapite e si
attesta di poco al di sotto della media europea. Sono oltre 41,6 milioni
le galline ovaiole che garantiscono la produzione nazionale, accasate
per la maggior parte in 1.600 allevamenti a gestione professionale. Più
della metà di questa produzione è concentrata nel Nord Italia con la
Lombardia che guida le statistiche (27%), seguita dal Veneto (22%) e
dall’Emilia Romagna (21%).
Calato il sipario sulla 50ma edizione di
Fieravicola, la Fiera di Forlì si prepara ad organizzare le Giornate
avicole e diversi seminari dedicati al comparto
che si terranno nel 2018, mentre per la 51ma edizione della rassegna
fieristica l’appuntamento è fissato dal 17 al 19 aprile 2019.
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