“La medicina veterinaria pubblica deve rappresentare uno strumento di sostegno e formazione per gli allevatori, al fine di ottenere prodotti sempre più sicuri”.
È questo l’auspicio lanciato da
Paolo Capelli, medico veterinario di
Araer, l’Associazione regionale allevatori dell’Emilia Romagna che con i suoi
controlli funzionali copre
l’80% degli allevamenti regionali,
durante il suo intervento al convegno
“La modernità della medicina
veterinaria pubblica”, svoltosi
lo scorso 12 maggio a Reggio Emilia e che ha visto la partecipazione delle più
alte cariche istituzionali locali a iniziare dal sindaco della città Luca
Vecchi, e quelle del mondo scientifico che gravitano e si occupano di
allevamenti zootecnici. Non solo, poiché nella prima parte della giornata un ampio
spazio di approfondimento è stato riservato al tema dell’etica e della
responsabilità individuale nello svolgimento della propria professione, l’ospite
d’eccezione che ha appassionato la platea è stato
don Luigi Ciotti, fondatore
dell’associazione Libera che da sempre lavora nella lotta alla mafia. Tornando all’intervento di
Paolo Capelli, dalle parole del
medico veterinario non è arrivato solo l’auspicio di ciò che dovrà essere la
veterinaria negli anni a venire, bensì un’analisi di come sia profondamente
cambiato, negli ultimi decenni, il ruolo dell’allevatore e le mansioni che gli
competono. “Fino a 25-30 anni fa – ha
dichiarato – la qualità del latte non
era un aspetto fondamentale a cui guardare e di consumo responsabile del
farmaco, in special modo di antibiotici, non si parlava. La positiva evoluzione
che al riguardo ha caratterizzato negli anni successivi il comparto va
accreditata ai veterinari che in questa direzione si sono mossi con grande
professionalità, riuscendo a sensibilizzare gli allevatori i quali, però, sono
sempre più travolti da una burocrazia spesso necessaria ma a volte ridondante di
cui finiscono per essere vittime. Riuscire diciamo pure a sopravvivere
in un contesto di questo tipo non è affatto facile e se i produttori sono
riusciti nell’intento è solo ed esclusivamente perché credono nel loro lavoro.
La domanda allora è: uno sforzo così grande ha determinato per loro un positivo
riscontro economico? La risposta
purtroppo è negativa e questo dà la misura della sproporzione che si è creata
tra i due aspetti, una sproporzione che non può aiutare comparti come quelli del
Parmigiano Reggiano, del
Grana Padano, del
Prosciutto di Parma che ciclicamente vivono momenti di crisi spesso
pesanti. I controlli ci devono essere – ha concluso Capelli – e le normative
vanno rispettate rigorosamente. Auspichiamo però che insieme alle repressioni,
laddove si rendano necessarie, si dia vita a un percorso di aiuto da parte della
veterinaria pubblica che, come ho detto all’inizio, sostenga e favorisca la
formazione del mondo produttivo”.
“C’è bisogno di un confronto che ci unisca tutti – ha
affermato nel suo appassionato intervento
don Luigi Ciotti – di grande politica che si mostra quando in momenti
difficili si opera sulla base di grandi principi e pensando al bene comune.
Accantonare i compromessi, avere il coraggio della radicalità, combattere la
corruzione a partire dalla propria, dai propri comportamenti, dagli
atteggiamenti. Essere concreti con i propri impegni/doveri, superare l’ossessore
del potere forte, ostacolo all’integrazione/flessibilità. Questa è allora
l’urgenza di oggi, quella di trovare delle strade che diano la libertà e la
dignità a tutti”. Secondo il fondatore dell’associazione Libera “il
benessere deriva dalla cultura, dal
lavoro, dalla qualità dei servizi sociali, dal rispetto dell’ambiente e
della terra, che è la nostra fonte di vita”. E in questo scenario il
comparto agrozootecnico non può che
rivestire un ruolo fondamentale.
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