LA MEDICINA VETERINARIA DEL FUTURO,
TRA ETICA E FORMAZIONE DEL MONDO PRODUTTIVO

15/5/2017

“La medicina veterinaria pubblica deve rappresentare uno strumento di sostegno e  formazione per gli allevatori, al fine di ottenere prodotti sempre più sicuri”.

È questo l’auspicio lanciato da Paolo Capelli, medico veterinario di Araer, l’Associazione regionale allevatori dell’Emilia Romagna che con i suoi controlli funzionali copre l’80% degli allevamenti regionali, durante il suo intervento al convegno  La modernità della medicina veterinaria pubblica”, svoltosi  lo scorso 12 maggio a Reggio Emilia e che ha visto la partecipazione delle più alte cariche istituzionali locali a iniziare dal sindaco della città Luca Vecchi, e quelle del mondo scientifico che gravitano e si occupano di allevamenti zootecnici. 

Non solo, poiché nella prima parte della giornata un ampio spazio di approfondimento è stato riservato al tema dell’etica e della responsabilità individuale nello svolgimento della propria professione, l’ospite d’eccezione che ha appassionato la platea è stato don Luigi Ciotti, fondatore dell’associazione Libera che da sempre lavora nella lotta alla mafia.

Tornando all’intervento di Paolo Capelli, dalle parole del medico veterinario non è arrivato solo l’auspicio di ciò che dovrà essere la veterinaria negli anni a venire, bensì un’analisi di come sia profondamente cambiato, negli ultimi decenni, il ruolo dell’allevatore e le mansioni che gli competono. “Fino a 25-30 anni fa – ha dichiarato – la qualità del latte non era un aspetto fondamentale a cui guardare e di consumo responsabile del farmaco, in special modo di antibiotici, non si parlava. La positiva evoluzione  che al riguardo ha caratterizzato negli anni successivi il comparto va accreditata ai veterinari che in questa direzione si sono mossi con grande professionalità, riuscendo a sensibilizzare gli allevatori i quali, però, sono sempre più travolti da una burocrazia spesso necessaria ma a volte ridondante di cui finiscono per essere vittime. Riuscire diciamo pure a sopravvivere  in un contesto di questo tipo non è affatto facile e se i produttori sono riusciti nell’intento è solo ed esclusivamente perché credono nel loro lavoro. La domanda allora è: uno sforzo così grande ha determinato per loro un positivo riscontro economico? La risposta purtroppo è negativa e questo dà la misura della sproporzione che si è creata tra i due aspetti, una sproporzione che non può aiutare comparti come quelli del Parmigiano Reggiano, del Grana Padano, del Prosciutto di Parma che ciclicamente vivono momenti di crisi spesso pesanti. I controlli ci devono essere – ha concluso Capelli – e le normative vanno rispettate rigorosamente. Auspichiamo però che insieme alle repressioni, laddove si rendano necessarie, si dia vita a un percorso di aiuto da parte della veterinaria pubblica che, come ho detto all’inizio, sostenga e favorisca la formazione del mondo produttivo”.

“C’è bisogno di un confronto che ci unisca tutti – ha affermato nel suo appassionato intervento don Luigi Ciotti – di grande politica che si mostra quando in momenti difficili si opera sulla base di grandi principi e pensando al bene comune. Accantonare i compromessi, avere il coraggio della radicalità, combattere la corruzione a partire dalla propria, dai propri comportamenti, dagli atteggiamenti. Essere concreti con i propri impegni/doveri, superare l’ossessore del potere forte, ostacolo all’integrazione/flessibilità. Questa è allora l’urgenza di oggi, quella di trovare delle strade che diano la libertà e la dignità a tutti”. Secondo il fondatore dell’associazione Libera “il benessere deriva dalla cultura, dal lavoro, dalla qualità dei servizi sociali, dal rispetto dell’ambiente e della terra, che è la nostra fonte di vita”. E in questo scenario il comparto agrozootecnico non può che rivestire un ruolo fondamentale.