La chetosi, o acetonemia, è una condizione patologica della bovina caratterizzata da un aumento della concentrazione dei corpi chetonici nell’organismo. Nella forma subclinica la malattia si manifesta con valori sierici dei corpi chetonici superiori alla norma, anche se non si può ancora parlare di forma conclamata. Malgrado ciò, essa rimane probabilmente la patologia metabolica più frequente nella vacca da latte e la sua insorgenza va addebitata in gran parte al management aziendale. Generalmente si accetta un’incidenza media del 15-30% di vacche che a inizio lattazione presentano segnali di chetosi subclinica.
Una malattia molto insidiosa La malattia si manifesta nel bestiame quando il dispendio di energia necessario alla produzione di latte è troppo elevato rispetto a quella introdotta dall’alimentazione, ragion per cui la bovina si trova costretta ad attingere energia dai suoi depositi di grasso. Pertanto, la chetosi subclinica inizia quando la razione non è sufficiente o contiene una ridotta concentrazione di energia. In ogni caso, sia nella forma subclinica che clinica, la malattia determina una notevole riduzione nella produzione di latte al punto che nell’analisi della produttività aziendale deve essere indicata come fonte di mancato reddito. Nonostante la facilità con cui il veterinario può diagnosticare visivamente se una bovina è affetta da chetosi nella forma clinica, l’analisi di laboratorio di riferimento da effettuare è la ricerca del BHB (ß-idrossibutirrato) che può essere fatta sul campione di latte raccolto per i Controlli funzionali.
Perdita di redditività Se dall’analisi emerge un valore superiore a 1000µmol/L nel sangue o 100µmol/L nel latte si è in presenza di chetosi subclinica ed è necessario ricorrere a un trattamento farmacologico. È comunque importante differenziare tra chetosi che insorge nel periodo immediatamente dopo il post-parto, chetosi di tipo 2, e quella che si manifesta vicino al picco di lattazione (tipo 1) perché le differenzia la patogenesi. La chetosi di tipo 2 generalmente insorge insieme a lipidosi epatica: entrambe, infatti, sono condizioni associate all’intensa mobilitazione di grasso. La chetosi di tipo 1 si manifesta invece tipicamente a 4-6 settimane dal parto e può essere più facilmente associata a vacche sottonutrite che subiscono una carenza metabolica di precursori gluconeogenici anzichè a cause di mobilitazione lipidica. Detto questo, il suggerimento è quello di testare le bovine in preparazione al parto, dove la soglia di rischio è considerata pari a 600µmol/L nel sangue e ritestare i capi anche dopo un trattamento insieme a tutti i casi sospetti nel corso del primo mese post-partum: gli allevatori che aderiscono ai Controlli funzionali possono monitorare il rischio chetosi, sia subclinica che clinica attraverso due indicatori: il livello di BHB nel sangue e il rapporto grasso/proteina nel periodo post-partum.
Un servizio a basso costo Al fine di fornire agli allevatori uno strumento di controllo su questa insidiosa malattia, il laboratorio di analisi Araer (Associazione regionale allevatori dell’Emilia Romagna) mette a disposizione dei suoi associati un’apposita strumentazione in grado di effettuare uno screening sui campioni di latte proveniente dai Controlli funzionali per determinare il livello di BHB di ogni singola bovina. Per la consultazione dei risultati dello screening vi sono due soluzioni: gli allevatori che utilizzano il portale SiAlleva possono visualizzarli accedendo alla loro area riservata. Tutti gli altri li riceveranno attraverso appositi tabulati. In ogni caso, il suggerimento è quello di rivolgersi al proprio veterinario e/o tecnico alimentarista di fiducia per una più corretta interpretazione dei risultati dello screening e per intraprendere eventuali azioni correttive. Nelle periodiche visite aziendali i Controllori distribuiranno un modulo per la richiesta delle analisi, che dovrà essere sottoscritto in occasione del Controllo funzionale e dovrà accompagnare i campioni di latte: il costo dell’analisi per la ricerca del BHB della chetosi è di 0,80cent./euro a campione.
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